IL PASTORE

 

IL PASTORE

L'ovile era posto su un'altura e accanto all'ovile si trovavano due misere stanzette di pietra grezza adibite, una alla preparazione e lavorazione delle lane, e l'altra all'alloggio dei pastori. Qui tutto si svolge come cento anni fa. I cambiamenti sono stati pochissimi, mancano solo "li carusi", fortunatamente tutti a scuola, che sono stati sostituiti dagli extracomunitari. E' raro trovare giovani del luogo che vogliono svolgere l'attività di pastore. Abbiamo assistito alla mungitura manuale degli animali, abbiamo osservato gli agnelli che succhiavano il latte e poi ci siamo recati in una delle stanze per seguire la lavorazione artigianale del latte. Tutta questa operazione è un vero e proprio rito che si ripete due volte al giorno, all'alba e al tramonto. L'ovile è diviso in tre zone: lu "zaccanu" dove sostano le pecore prima di essere munte, lu "vadili" la zona della mungitura e la "para" dove vengono radunate le pecore munte. Il latte viene raccolto nella "isca" (recipiente di legno a forma di tronco di cono, che spesso viene usato anche come sgabello) e filtrato - "ni la tina"-, pure essa di legno, attraverso "lu crivu" costituito da un sacco di tela. Al latte filtrato si aggiunge "lu quagliu" sciolto in acqua calda e dopo mezz'ora di, riposo il latte "quagliato" viene mescolato con un bastone detto "ruotula". La quagliata viene fatta sciogliere con acqua "pungente" che separa la "tuma" dalla "lacciata".La "tuma" viene lavorata dalla "mbastarola" e diventerà formaggio dopo essere stato bollito per circa due ore in mezzo alla lacciata. La lacciata con l'aggiunta di altro latte consentirà di fare la ricotta. Dopo la lavorazione, ricotta e formaggio verranno sistemati nei caratteristici "vascieddi", una volta di giunco oggi, meno belle, di plastica, dove prenderanno forma e... nome.

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