MESTIERI SCOMPARSI

Mestieri scomparsi

Mestieri scomparsi

Accanto a questi mestieri che ancora, anche se modificati, resistono nella tradizione sommatinese, ve ne sono altri che sono completamente scomparsi come quelli "di lu scuparu", "di lu vardunaru", "di lu callararu" e "di lu cufinaru" (scopaio, sellaio, calderaio, cestaio)."Lu scuparu" era colui che lavorava la giummarra (saggina), per fare le scope, le corde e le coffe (ceste) usate in agricoltura. "Lu vardunaru" (sellaio) si dedicava alla preparazione delle selle e dei basti che servivano a sellare gli animali. Essi preparavano "li varduna, li armici, li viertuli, li visazzi". Questi attrezzi erano spesso rozzi e servivano per i lavori dei campi, ma a volte erano molto ricchi e servivano per "bardare" a festa gli animali. "Lu callararu" era l'artigiano che provvedeva a tutti gli utensili di casa (pentole, imbuti, bagneruole ecc.). Egli usava il rame o la lamiera zincata; le pentole in rame internamente venivano rivestite con lamine di stagno. Il calderaio veniva chiamato anche stagnino. Oggi questa attività è completamente scomparsa e l'artigiano si occupa delle installazioni delle grondaie. "Lu cufinaru" provvedeva a fare ceste e panieri di ogni tipo intrecciando sezioni di canne e virgulti di olivo. Caratteristici erano "li cancieddi" grosse ceste che a coppia si ponevano sugli animali da soma. Oggi non vengono più usati per la quasi totale scomparsa di muli e asini.

torna all'inizio del contenuto